Teatro

Al via la IX edizione di <b>Festad'Africa Festival 2010</b>

Al via la IX edizione di <b>Festad'Africa Festival 2010</b>

Diversità culturale un bene di tutti questo il tema che il Festad’Africa Festival ha scelto quest'anno per testimoniare l'impegno di un cammino cominciano 9 anni fa, come ha spiegato Daniela Giordano, ideatrice e direttrice del festival durante la conferenza stampa che si è tenuta ieri, 7 settembre 2010.

Un cammino costellato di diverse parole chiave che si sono succedute nell'arco delle varie edizioni del Festival: dalla tolleranza, parola necessaria per un paese poco avvezzo ai flussi migratori come il nostro, all'accoglienza, sua logica evoluzione, fino all'integrazione, e a quella di questa nona edizione, diversità culturale, perchè l'integrazione non sia solo a senso unico.
 
Festad’Africa Festival persegue infatti la finalità di contribuire alla creazione di una cultura di pace e di pacifica convivenza, basata sulla conoscenza, il rispetto reciproco e sul valore delle differenze, promuovendo l’incontro e il dialogo tra culture differenti, attraverso la danza, il teatro, la musica, il cinema, la letteratura favorendo anche gli incontri tra artisti e società civile per diffondere il loro lavoro e la loro ricerca espressiva e culturale all’interno del più universale contesto umano, contribuendo a formare una nuova coscienza, priva di pregiudizi, e un nuovo atteggiamento disponibile al dialogo.

Anno dopo anno Festad’Africa Festival ha affrontato tematiche scottanti della nostra contemporaneità, i bambini soldato, le mutilazioni genitali femminili, la povertà e l’impoverimento, la condizione delle donne, le guerre etniche, l’immigrazione, attraverso lo sguardo degli artisti che, con il linguaggio dell’arte e con differenti mezzi, dal teatro, alla danza, al cinema, sono in grado di leggere la realtà, traducendo fatti e accadimenti in una sintesi poetica e metaforica, capace di sensibilizzare e comunicare con un pubblico, anche non preparato, creando coscienza e offrendo informazione e riflessione.

Il tema di quest'anno è il diritto alla cittadinanza dei migranti di seconda generazione, quei figli di migranti che, al raggiungimento della maggiore età, perdono i diritti che hanno nel nostro paese come minori e diventano immigrati che hanno bisogno di un permesso di soggiorno, anche se sono nati in Italia e hanno seguito la scuola, parlano la nostra lingua e sono pienamente integrati nella nostra società.
 
Alla conferenza stampa Daniela Giordano si è imposta per la sua presenza (d'altronde è un'attrice) lucida e consapevole, che sa analizzare senza sterili proclami ideologici, sostenuta dalla sola forza di argomentazioni culturali, le strumentalizzazioni con le quali l'occidente, e l'Italia in particolare, guarda ai migranti e ai loro paesi  d'origine, abbracciando con uno sguardo attento realtà e situazioni diverse: dalla sacrosanta campagna in sostegno di Sakineh, che Daniela stessa sostiene, impiegata per descrivere negativamente il paese in cui è stata emessa la sentenza di morte per lapidazione (in passato altre sentenze analoghe sono state eseguite senza che l'attenzione internazionale venisse minimamente destata) o prendendo coraggiosamente distanza dalle leggi che impongono il divieto del velo islamico in Europa, una imposizione squisitamente speculare a quella dell'obbligo a indossarlo dei paesi d'origine, la cui giustificazione legalista (col velo non è possibile identificare le persone) in realtà cela motivazioni di carattere antropologico (dimenticando pratiche simili nel sud del nostro paese...).

Daniela Giordano non si è limitata a presentare il programma di questa nona edizione del festival ma ha mostrato la serietà, la profondità e il percorso consolidato di un festival diretto, possiamo dirlo?, egregiamente, da una donna impegnata da un decennio a portare in Italia il teatro e la musica africane ben diverse e di ben altro spessore del posto che hanno nel nostro immaginario collettivo. Un percorso nel quale, naturalmente, Daniela Giordano non è sola ma sostenuta e affiancata da un corposo numero di collaboratori che costituiscono il nutrito comitato organizzativo (festad'Africa è un'idea che cammina sulle loro gambe).

Festad’Africa Festival si apre il 15 settembrecon una giornata dedicata a Immigrazione-Cittadinanza, tema che verrà affrontato con
 
una tavola rotonda, alle ore 19,
 
sul diritto di cittadinanza per le seconde generazioni di immigrati in Italia.

Ne discuteranno, con la platea, i politici e i giuristi, esperti del settore, On. Fabio Granata e On. Andrea Sarubbi, firmatari del disegno di legge per il diritto alla cittadinanza; Maruan Oussafi, responsabile nazionale di Anolf Giovani di 2 Generazione, e Valentino Agnunno, presidente Associazione Giovani Seconda Generazione Nigeriana in Italia e membro della Rete G2 (seconda generazione). Conduce la tavola rotonda Marino Sinibaldi direttore di RAI RADIO3.

Un tema che sta molto a cuore anche al presidente della Camera On. Fini il quale, impossibilitato per impegni istituzionali  a partecipare alla tavola rotonda ha mandato sollecito un messaggio al Festival nel quale, tra le altre cose, si legge: Il carattere multiculturale delle società contemporanee è un fenomeno di recente acquisizione che presuppone la consapevolezza che i rapporti tra culture diverse, e non solo quelli tra individui e istituzioni, debbano essere ispirati, all'interno di ciascuna società democratica, al principio dell'eguale rispetto.

Dopo la tavola rotonda verranno proiettati due film documentario prodotti dall'associazione Il Labirinto:

Sei del mondo, (Italia, 2006) per la regia di Camilla Ruggiero, mediometraggio realizzato all'Istituto G. Galilei di Roma, grazie a un contributo della Provincia di Roma nel quale sei ragazzi raccontano con totale sincerità il loro difficile inserimento nella realtà quotidiana del paese che li ha accolti, dalla scuola al rapporto con i compagni italiani, al mondo degli affetti e alle consuetudini che si portano dietro, dalla famiglia e dal Paese di origine,

e

Fratelli d'Italia, (Italia, 2009) di Claudio Giovannesi (per gentile concessione di Cinecittà Luce)  un film documentario girato presso l'Istituto tecnico commerciale P.Toscanelli di Ostia, premiato a festival del film di Roma del 2009 e distribuito in sala da Cinecittà Luce e mentre molte scuole lo hanno adottato per approfondire il tema dell'intercultura.

 

I film e la tavola rotonda sono a ingresso gratuito.

Il  16 settembre la compagnia tunisina L’art des deux rives presenta in prima nazionale e europea,


Zirriât bliss (I semi di Lucifero), 

ispirato all’opera teatrale “Les Bonnes” e agli articoli “I palestinesi” e “4 ore a Chatila” di Jean Genet, adattato dal drammaturgo tunisino contemporaneo Ibrahim Ben Amor, con la regia di Hafedh Kalifa. Le musiche sono di Evelina Meghnagi.

Sei personaggi femminili del testo di Genet, si trovano private della loro libertà, incapaci di decidere sul loro destino, queste donne parlano soprattutto della loro femminilità in un territorio lontano e oscuro. Si parla della femminilità ma la metafora teatrale affonda la riflessione sulla questione Israele-Palestina, in un ottica nuova e interessante: porre l’accento sul conflitto interno palestinese. Uno spettacolo che gode delle magistrali interpretazioni delle grandi attrici tunisine: Ben Yahia Jalila e Dalila Meftafi.
Completano il cast : Nourhène Bouzaïane, Hajer Ben Saïd, Mansour Sghaïer.

 

Il 17 settembre la compagnia Divano Orientale Occidentale presenta  

Ammaliata, orchestra popolare per coro di sei voci e tre seggiole, 

drammaturgia e regia Giuseppe L. Bonifati con Luigi Tabita, Fabio Pappacena, Maurizio Semeraro, Roberta De Stefano, Adele Tirante, Neilson De Abreu Bispo Dos Santos e alle percussioni Antonio Merola.

La valorizzazione delle diversità culturali, ci spinge a cogliere la ricchezza e la varietà del nostro territorio, e a comprendere con maggior chiarezza l’appartenenza di ogni singolo segmento a un Tutto, che nella sua complessità, non può essere semplificato in nessuna parte. La ricerca drammaturgica di Bonifati, è partita come una larga spirale di lingue calabresi, con certe assonanze della Campania, della Puglia e della Basilicata, che arrivano dal mare, dalla montagna, a celebrare matrimoni di suoni, oscuri riti popolari.


Il Festival si chiude sabato 18 settembre con

Keur Senegal di Lamine Dabo 

che coinvolge in scena quindici artisti senegalesi tra danzatori, musicisti, ballerini acrobatici e cantanti del gruppo Farafinaritmi e che segna, anche, il ritorno sulla scena romana, del grande percussionista Sena MBaye. “Keur” in wolof, la lingua nazionale in Senegal, vuol dire “casa”. In Senegal il canto “Keur Senegal” è l’occasione per uomini e donne, maestri della loro arte di riunirsi, di festeggiare e di chiacchierare al suono degli strumenti musicali tradizionali la sera, al chiaro di luna.

Un festival all'insegna della diversità culturale che propone diversi linguaggio dell’arte, dal teatro alla danza, al cinema, capaci di leggere la realtà, traducendo fatti e accadimenti, in una sintesi poetica e metaforica, sensibilizzando e comunicare con un pubblico, anche non preparato, creando coscienza e offrendo informazione e riflessione.

 
Tutti gli eventi del Festival si svolgono presso il 

Teatro Palladium di Roma  

in Piazza Bartolomeo Romano, 8 (Garbatella)

A eccezione del giorno di apertura a ingresso gratuito, ogni spettacolo è a pagamento,
al prezzo politico di 10 euro (5 per gli studenti) ciascuno.

L'orario degli spettacoli è alle ore 21.00
 
La tavola rotonda del 15 è alle 19.00
 
Ogni pomeriggio alle 19.30 gli spettacoli sono preceduti da incontri nel foyer coordinati da Alessandro Jedlowsky e Daniela Giordanocon il seguente calendario:

16 settembre: Diversità culturale: EDUCAZIONE


17 settembre: Diversità culturale: ARTE


18 settembre: Diversità culturale: POPOLI
 
Nel foyer del teatro Palladium, ispirandosi al titolo del festival “Diversità culturale un bene di tutti”, Alessandra Toro presenterà un’esposizione dal titolo ANWAR PER AGENDA 21, su tre etnie che si sono battute per l’autodeterminazione dei loro popoli: 
i CHEWA del Malawi, i SAHRAWI del Sahara Occidentale e i SAN del Kalahari.

 
Festad'Africa Festival

Festival internazionale delle culture dell’Africa contemporanea

nona edizione

dal 15 al 18 settembre 2010 

Teatro Palladium Roma - Piazza Bartolomeo Romano, 8 (Garbatella)

Biglietteria
+39 06 45553050

Botteghino Palladium
06  57 33 27 68 dalle ore 16:00

è un evento del CRT scenaMadre


Con il sostegno di:
 
Comune di Roma Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione;
Dipartimento di Lingue per le Politiche Pubbliche Università di Roma “La Sapienza”
Con il patrocinio di:
Senato della Repubblica, Camera dei Deputati, Ministero dei Beni Culturali, Ministero per le Pari Opportunità, Ministero degli Affari Esteri, Commissione Italiana per l’UNESCO
Con l’Adesione e il Premio di Rappresentanza del Presidente della Repubblica
 
In collaborazione con:

Il Labirinto-Progetto Educinema; Cliccaquì-Roma, Alcantara Teatro/ Mediterraneo; Afriwines


per informazioni

www.festadafricafestival.com